LETTORI

Come ben sappiamo la Messa è costituita da due parti principali: la “Liturgia della Parola” e la “Liturgia Eucaristica” Nella Messa infatti viene imbandita sia la mensa della Parola di Dio (Ambone, da cui si proclama la Sacra Scrittura) sia la mensa del Corpo di Cristo (Altare).

 

Nella liturgia della Parola, Dio parla al Suo Popolo, attraverso la lettura della Bibbia e l’omelia del Celebrante che commenta le letture.

 

Il  servizio liturgico della lettura viene svolto, come tutti gli altri servizi, da vari ministri ad esso preposti:

  • la proclamazione del Vangelo è di competenza del Diacono, in sua assenza del Sacerdote;
  • la proclamazione delle altre letture è di competenza del Lettore.

 

Il Lettore può essere istituito o di fatto.

 

Chi è il lettore istituito?

E’ un laico al quale la Chiesa, dopo che abbia seguito una adeguata preparazione ed abbia manifestato di possedere le necessarie attitudini, affida la proclamazione delle parola di Dio eccetto il Vangelo; può anche proporre le intenzioni delle preghiera universale ed in mancanza del salmista proclamare il salmo interlezionale. Il lettore ha anche altri compiti che sono ben specificati nell’Ordinamento generale del Messale Romano ai punti 99 e 194-198. In particolare al lettore istituito  viene affidata anche la preparazione dei fedeli alla comprensione della parola di Dio.

 

Si tratta quindi di un ministero con compiti oltre che di proclamazione della Parola di Dio, di catechista, di educazione alla vita sacramentale e di evangelizzazione.

 

Presupposto fondamentale per svolgere tali delicati compiti è la conoscenza, la meditazione e la testimonianza della parola di Dio e quindi una adeguata preparazione che deve essere soprattutto spirituale, ma è anche necessaria quella propriamente tecnica.

 

 La preparazione spirituale comporta:

 

  • la formazione biblica: deve portare i lettori istituiti a  saper inquadrare le letture nel loro contesto ed a cogliere il centro dell’annuncio rivelato alla luce delle fede
  • la formazione liturgica: deve comunicare ai lettori istituiti  una certa facilità nel percepire il senso e la struttura delle Parola e le liturgia eucaristica;
  • la preparazione tecnica: deve rendere i lettori istituiti  sempre più idonei all’arte di leggere in pubblico,  sia a voce libera che con l’aiuto degli strumenti di amplificazione.

 

Chi  è  Il lettore di fatto ?

Spesso nelle parrocchie, come attualmente nella nostra, non sono presenti lettori istituiti ma, come specificato al punto 52 delle premesse al Nuovo Lezionario:

 “l’assemblea liturgica non può fare a meno dei lettori, anche se non istituiti per questo compito specifico. Si cerchi quindi di avere a disposizione alcuni laici che siano particolarmente idonei e preparati a compiere questo ministero. Se ci sono più lettori e si devono proclamare più letture, è bene distribuirle fra i vari lettori”.

 

Ecco allora il lettore di fatto: un laico, uomo o donna, al quale viene affidato il compito temporaneo di proclamare la Parola di Dio ( con l’ovvia esclusione del Vangelo) durante le celebrazioni liturgiche. Si tratta quindi di un ministero di fatto che, come gli altri ministeri di fatto (ad es. il ministero straordinario dell’Eucarestia), non hanno riconoscimento ecclesiale ma costituiscono “consistenti e costanti servizi pubblici alla Chiesa”.

 

In  parrocchia esiste un gruppo di lettori di fatto, preparati adeguatamente tramite una serie di incontri tenuti dal parroco, che ad ogni celebrazione liturgica, mediante una turnazione, garantisce la presenza di persone che si impegnano a “proclamare” bene la Parola di Dio, affinché porti buoni frutti a coloro che l’ascoltano.

 

COME PROCLAMARE LA PAROLA DI DIO

 

La lettura (o, meglio, la proclamazione) della Parola di Dio può sembrare, all’apparenza, una operazione semplice. In fondo si tratta “solo” di leggere e parlare. Dobbiamo però tenere presente che:

 

  •  lo si fa in pubblico
  • si  proclama la Parola di Dio e quindi  gli stiamo prestando la nostra voce.

 

Il lettore quindi non deve identificarsi mai con l'io che vi è espresso.

 

Io lettore devo ricordare che:

 

“Non sono io lettore  ad irritarmi, a consolare, ad esortare, ma Dio. Certo, non si deve leggere il testo con tono monotono e indifferente; al contrario, lo leggerò sentendomi io stesso interiormente impegnato e interpellato. Ma tutta la differenza fra una buona e una cattiva lettura apparirà quando, invece di prendere il posto di Dio, io accetterò semplicemente di servirlo. Altrimenti rischio di attirare l'attenzione dell'uditore sulla mia persona e non sulla parola: è il vizio che minaccia ogni lettura della Bibbia". Per questo, occorre tenere presenti alcune regole fondamentali da rispettare  per la proclamazione delle letture nella Liturgia della Parola.

  1. Il lettore deve  in primo luogo leggere i testi (non solo la lettura che si deve proclamare) per capirne il significato e conoscere il contesto della celebrazione in cui sono inseriti. Ad esempio, il senso della prima lettura è sempre collegato con quello del brano di Vangelo e la colletta (cioè la preghiera iniziale che segue il canto del Gloria e precede immediatamente la Liturgia della Parola) esprime il motivo dominante della celebrazione. Poi il lettore dovrebbe leggere diverse volte il testo ad alta voce. Solo così, infatti, ci si può rendere conto di un gran numero di difficoltà.
  2. Il lettore deve conoscere bene l'ordinamento delle letture e dei lezionari, almeno per quanto riguarda le domeniche e le feste degli anni A, B e C; i giorni feriali dell'anno I e II (anni dispari e anni pari); le messe dei santi (che offrono spesso varie possibilità di scelta).
  3. È necessario che pensi agli uditori e si regoli su di essi. Col suo modo di parlare, guardare e comportarsi deve stabilire un certo contatto con essi, creare una comunicazione. Dato che si ascoltano in maniera diversa le persone cui ci si sente legati, bisogna tener conto della relazione fra lettore e comunità. Tale relazione esiste già in una certa misura a motivo dei rapporti comunitari, che sono stati stretti nella vita quotidiana al di fuori della celebrazione.
  4. È necessario conoscere l'uso del microfono. Mantenere una distanza dai 20 ai 30 cm. Parlare direttamente nella sua direzione (regolare l'altezza e l'angolatura). Non troppo forte, in maniera chiara e disciplinata.
  5. La preparazione è indispensabile: leggere ad alta voce a casa; approfondire il testo, renderselo familiare; pensare a quello che si legge; quello che non capisco non posso neppure comunicarlo in maniera comprensibile.
  6. Articolare il testo. Fare le debite pause: la punteggiatura non è sempre un criterio attendibile.
  7. Controllare il ritmo della lettura, le pause, il volume, il tono della voce, l'articolazione, la respirazione, la melodia della frase, la cadenza, le inflessioni dialettali utilizzando eventualmente, soprattutto le prime volte, un registratore.
  8. Non accentuare troppo. Porre solo un accento principale nella proposizione. Non evidenziare gli aggettivi, le negazioni e la finale della frase.
  9. Prima di un'affermazione importante è utile fare una pausa per aumentare la tensione.
  10. Accedere con calma all'ambone. Aspettare che tutti si siano seduti e sistemati. Respirare profondamente. Cominciare a parlare lentamente.
  11. Alla fine terminare con calma. Breve pausa di silenzio prima di cominciare il salmo responsoriale.

 

PER CONCLUDERE

 

Il lettore, nell’ambito delle celebrazioni liturgiche, svolge un vero e proprio ministero a lode di Dio e per il bene della comunità radunata in preghiera.

 

Egli è uno strumento nelle mani di Signore il quale, intanto parla a lui, poi apre la sua bocca e gli affida la “missione “ di parlare ai fedeli in suo nome.

 

Compito di straordinaria importanza ed altrettanto straordinario deve essere l’impegno e la consapevolezza del lettore nel svolgerlo.

 

 

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